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2024 Dec

Source|corrieredibologna
Author|di Piero Di Domenico

Corrieredibologna – Cen Long, il filosofo della pittura che porta a Bologna i suoi quadri sull’umanità dolente

A Palazzo Cavazza Isolani la mostra «Seminare speranza

È una pittura piena di mistero quella del 67enne artista-filosofo cinese Cen Long. Nato a Guangzhou, la più grande città costiera del Sud della Cina, da bambino ha vissuto per qualche anno a Lione, in Francia, prima di ritornare in Cina, a Wuhan, il centro da cui è partita l’epidemia di Covid. Dove oggi vive appartato fra le sue tele e i suoi libri, dopo aver insegnato all’Accademia di Belle Arti di Hubei. La sua vita è stata segnata dal suicidio del padre, antropologo e storico perseguitato durante gli anni della Rivoluzione Culturale.

Le opere di Cen Long appaiono come molto distanti dalla rappresentazione abituale dell’arte cinese contemporanea. Come si potrà scoprire nella mostra «Seminare speranza. Cen Long il cantore della luce», che dopo Firenze e Venezia arriva ora a Bologna fino all’11 gennaio. Con inaugurazione oggi a partire dalle 17 a Palazzo Cavazza Isolani, in piazza Santo Stefano 16, a cui saranno presenti anche Monsignor Fiorenzo Facchini, Vanni Sgaravatti e le attrici Lucia Lanzarini e Lorenza Boccia. Seminando speranza è anche il titolo di una delle opere esposte, in cui due contadini, un uomo e una donna che porta in braccio il figlio, arano il campo accompagnati dal proprio bue, nel desiderio di un domani migliore. «Considero – dice l’artista – il dolore e la gioia le due sensazioni fondamentali dell’umanità. Il mio sforzo artistico è quello di ricreare queste sensazioni nel modo più fedele possibile».

Per Laura Villani, una delle due curatrici, «i quadri di Cen Long cercano di raccontare le sofferenze umane, le sofferenze della vita, esprimendo un senso di disorientamento e stordimento, ma il tutto sempre con uno sguardo rivolto verso la bellezza del creato, della vita». In mostra tele di grandi dimensioni, dalla pennellata fluida, dove figure potenti appaiono in costante dialogo con il Rinascimento. I soggetti dei dipinti sono sempre persone semplici, lavoratori, che portano il peso della loro vita sulle loro spalle ma sorreggendolo con forza e con uno sguardo di speranza verso il futuro. Cen Long, conferma Villani, «ritrae un’umanità sofferente e in cammino in sintonia con il pensiero di Dante Alighieri, secondo cui la vita è un purgatorio e la sofferenza un momento di introspezione». L’artista cinese utilizza una pittura a olio ad asciugatura lenta, preferita rispetto ai moderni acrilici. Le ambientazioni dei suoi quadri non sono collocate in uno spazio né in un tempo preciso. Protagonisti sono sia giovani che anziani, donne e uomini, animali e piante. I loro volti simboleggiano un’umanità più ampia con figure, composte da un denso rilievo di pennellate, che indossano frequentemente drappi bianchi a coprire la parte inferiore del corpo.

La taiwanese Metra Lin, curatrice dell’esposizione con Villani, racconta che in ogni paese in cui le opere sono state esposte i visitatori pensavano che fossero di un artista del posto. «Al centro del mio credo artistico – ricorda Cen Long – c’è l’imperativo di infondere vita nella tela, con ogni pennellata. Aspiro alla mia espressione artistica per calmarmi come un flusso serenamente chiaro in mezzo alla cacofonia dell’esistenza». Durante l’inaugurazione proiettato il documentario Speranze dal sottosuolo di Valerio Finessi, realizzato a Bologna con il sostegno del Cardinale Matteo Zuppi, girato tra le strade e i centri servizi nell’ambito del progetto sociosanitario «Cura delle relazioni per la prevenzione del disagio», ha un forte legame con le opere di Cen Long, che lavora in nome di uno spirito che unisca e non divida.