Press

2024 August

Source|Offtopicmagazine
Author|Newsroom

Offtopicmagazine – Cen Long – Seminare speranza @ Palazzo Querini – Venezia (fino al 24.11.24)

Le opere di Cen Long sono un raro esempio di arte contemporanea che unisce bellezza, speranza e amore per ogni forma di vita: lo dimostra molto bene la sua tela Ode alla vita (2019), dove un bambino, affiancato da una pecorella, porge alla madre incinta un fiore. Il biancore del ventre e del seno della madre contrasta con il velo scuro che ella porta sulle spalle. Non vediamo il suo volto, ma immaginiamo facilmente un sorriso per il gesto così semplice, eppure immensamente dolce, del futuro fratello maggiore. Anche in Cielo stellato (2014) torna il tema dell’amore materno: una madre porta il piccolo in braccio nella notte stellata, in groppa a un asino. L’autore di questi meravigliosi dipinti è il cinese Cen Long, un artista che si distacca dai moduli dell’arte contemporanea per seguire la propria personale ricerca della verità artistica. Il suo approccio è costituito da uno stile semplice ed espressivo: in ogni pennellata c’è un’emozione, che l’autore vuole trasmettere agli osservatori.

Affinché si possa capire meglio l’artista, è necessario fare una premessa sulla sua famiglia. Entrambi i genitori sono stati famosi intellettuali in Cina, e in particolare il padre, Cen Jia Wu, è stato uno studioso di antropologia, etnologia e storia dell’arte molto noto nell’ambito accademico cinese. Un intellettuale che, però, fu perseguitato duramente durante la Rivoluzione Culturale, tanto da decidere di togliersi la vita. Il trauma della morte del padre segnerà per sempre la vita di Cen Long. Nato a Guangzhou nel 1957, Cen Long ha tuttavia trascorso una parte della sua infanzia in Francia, dove conobbe l’arte e la cultura occidentale. I genitori lo mandarono a Lione, presso un caro amico che vi risiedeva, per tutelarlo dal clima politico turbolento in patria. Quando ritennero che la situazione in Cina fu migliorata, lo invitarono a tornare, all’età di otto anni. Il bambino, pur felice di ricongiungersi ai genitori, dovette affrontare lo shock del ritorno in un luogo completamente diverso, culturalmente e socialmente. Il piccolo Cen Long trovava allora conforto nella natura, che divenne poi un tema ricorrente nei suoi quadri.

Spesso infatti troviamo delle rappresentazioni naturalistiche, come in Vita (2023), in cui il tronco nodoso di un albero è il protagonista della tela. In Purgatorio (2010) troviamo una suddivisione in un trittico, reminiscenza dell’arte paleocristiana e medievale europea, in cui la tela al centro è occupata da un albero dal tronco bianco, mentre quelle ai lati da due esseri umani, uno intento ad accendere una lampada mentre il suo cavallo lo aspetta, l’altro su una barca, di spalle, intento a tirare una corda mentre scruta l’orizzonte. Nel complesso, le tre tele sono un’espressione complessiva delle idee di Cen Long sulla condizione umana, in costante ricerca.

Numerose sono le rappresentazioni di legami affettuosi tra esseri umani e animali, mentre condividono le sofferenze e le gioie della vita: L’agnellino appena nato (2017), in cui una giovane porta in braccio un agnello mentre la mamma le segue allungando teneramente il muso verso il proprio cucciolo; La ragazza e la sua amica (2015), in cui una giovanissima contadina è affiancata dalla propria cagnetta; o anche Montagne in lontananza (2015), in cui un pastore si accuccia per accarezzare uno dei suoi due capretti.

Torniamo però alla vita di Cen Long. Per un periodo, fu professore presso il Dipartimento di Pittura a Olio dell’Accademia di Belle Arti di Hubei. Oggi vive isolato, a Wuhan, città oramai a noi occidentali tristemente nota come epicentro della pandemia (durante la quale l’artista ha vissuto lì). Mentre Cen Long trascorre la propria esistenza appartato, seguendo uno stile di vita semplice e dedito alla pittura, le sue opere viaggiano per il mondo e hanno ricevuto diversi riconoscimenti internazionali. Dal mese di aprile, fino a novembre, alcune di esse sono a Venezia, presso Palazzo Querini, in Calle Lunga San Barnaba 2691. La mostra, promossa dalla Crux Art Foundation, porta il titolo Seminare speranza (Sowing Hope), ed è curata da Laura Villani e Metra Lin, quest’ultima fondatrice della Hann Art Agency, che dal 2009 rappresenta Cen Long in esclusiva. Ho avuto il piacere di incontrare le curatrici alla presentazione stampa, alla quale era presente anche il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, Riccardo Caldura. Alla mostra è affiancato anche un concorso artistico rivolto in particolare alle menti creative dell’Accademia veneziana.

Parlando della speranza, tema cardine della mostra, Caldura ha commentato: “Il tema è più attuale che mai: ci auguriamo che questa semina porti anche un buon raccolto”. Un invito che supera i confini tra le nazioni e le religioni. D’altra parte, Seminando speranza (2017) è anche il titolo di un’opera esposta alla mostra, in cui due contadini, un uomo e una donna che porta in braccio il figlio, arano il campo accompagnati dal proprio bue, nel desiderio di un domani migliore. Oltre alla Speranza, la mostra si articola nel tema dell’Oceano, quello del Creato, quello di Marco Polo – a 700 anni esatti dalla morte del viaggiatore – e infine quello di Dante, o meglio del Purgatorio. Il purgatorio di Cen Long, però, è laico ed accessibile, perché è fatto delle sofferenze della vita quotidiana, di quelle difficoltà che si possono incontrare in un cammino non più verso il paradiso, bensì verso la bellezza del creato e in quella della bontà dell’umanità. “Considero il dolore e la gioia le due sensazioni fondamentali dell’umanità; il mio sforzo artistico è quello di ricreare queste sensazioni nel modo più fedele possibile” sono le parole di Cen Long, riportate su uno dei pannelli della mostra.

I quadri sono caratterizzati da una colorazione tra il blu e il beige, con numerose sfumature. Le figure protagoniste dei dipinti spiccano sui fondali, spesso scuri, grazie al forte chiaroscuro cromatico. Ciò è particolarmente evidente in Le costellazioni (2019), dove sullo sfondo del cielo notturno emerge una giovane pastora alta, che in una posa quasi statuaria avanza con passo risoluto, attorniata dalle pecore del suo gregge. Le pennellate, audaci e decise, riflettono l’intensità e l’emozione di Cen Long. Si tratta di pittura a olio ad asciugatura lenta, preferita dall’artista rispetto ai moderni acrilici. Le ambientazioni dei suoi quadri sono genericamente praterie o pianure, ma non sono collocate in uno spazio né in un tempo preciso. Le rappresentazioni hanno come protagonisti sia giovani che anziani, sia donne che uomini, sia, come abbiamo già visto, animali e piante. Spesso gli esseri umani sono rappresentati nudi, ma non si tratta di un nudo sensuale. I loro volti non presentano caratteristiche facciali definite, per simboleggiare genericamente un’umanità più ampia. Inoltre le figure, composte da un denso rilievo di pennellate, indossano frequentemente drappi bianchi che gli coprono la parte inferiore del corpo. Questi nudi non sono individui singoli, ma rappresentano l’intera umanità.

Concludo con il dipinto che personalmente ho preferito all’interno dell’esposizione a Palazzo Querini: Ciò che appassisce fiorirà di nuovo (2018). Questo quadro racchiude tutti gli elementi di cui si è già scritto: il nudo (la donna, dal capo chino e dal volto indefinito, indossa solo un drappo bianco sulle gambe, e stringe tra le mani un fiore), la fauna (la pecora che volge lo sguardo allo spettatore), la flora (l’albero che racchiude i boccioli sui propri rami). Il tutto in uno sfondo buio, neutro, che fa spiccare il biancore del petto della donna, del pelo dell’animale e dei fiori dell’albero. Il titolo stesso parla di una rinascita, e formula l’invito più coraggioso: quello alla speranza.